Io, Don Chisciotte - Aosta - 5 maggio


Io, Don Chisciotte - Aosta - 5 maggio
Io, Don Chisciotte
Teatro Splendor - Via B. Festaz, 82, Aosta - Valle d'Aosta

Categorie: Danza
Tipo: Balletto

Quando
05 maggio 2020 21:00
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Io, Don Chisciotte segna il ritorno di Fabrizio Monteverde, trai i coreografi più apprezzati ed applauditi d’Italia, al Balletto di Roma in occasione dei 60 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1960.

Dopo i successi prodotti dalla storica compagnia romana di Romeo e Giulietta, Otello, Bolero, Cenerentola, Il Lago dei Cigni, ovvero Il Canto, Monteverde torna a far splendere il suo talento nella rilettura coreografica di un’altra pagina della letteratura mondiale: Don Chisciotte, il capolavoro del “Siglo de Oro”, il “Secolo d’Oro”, ovvero quel periodo dell’egemonia spagnola che va dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento in cui vennero creati alcuni capolavori assoluti della letteratura mondiale.

In questa versione del romanzo di Miguel Cervantes il protagonista incarna la doppiezza, la “con-fusione” degli opposti.

Al centro della scena, senza un significato presunto univoco, trovano posto i rottami di una macchina abbandonata, cavallo da corsa dei nostri giorni, simbolo di un mondo in continua trasformazione.

Sempre in bilico tra intenzioni logiche, razionali, ben espresse e azioni assurde, temerarie, Don Chisciotte, con il suo sguardo strabico sulla realtà, conquista la gloria attraverso avventure sconnesse e poco calcolate, imponendo la propria illusione sulla realtà con eroico sprezzo del ridicolo: elemento disturbante e artefice del caos, in fondo ci dimostra che ogni cosa, ogni persona è sempre altro da quello che dice di essere. L’errore è verità e la verità è errore in una società che, soprattutto per un Don Chisciotte poeta, folle, mendicante come quello immaginato da Monteverde, è alla rovescia.

Il mondo, del resto – così come la scena – è sempre diverso in base al punto di vista da cui lo guardiamo e la verità si manifesta solo nella libertà di muoversi al suo interno, una libertà incondizionata che testimonia l’inseguimento di un sogno, la ricerca del proprio io bambino, il desiderio infinito di amare.

Dopo la creazione per il Balletto di Roma nel 2014 de Il Lago dei Cigni, ovvero il Canto, Monteverde dichiarò che questo sarebbe stato il suo ultimo lavoro coreografico e che si sarebbe ritirato dalla scena per vivere a Cuba, luogo in cui trovare una nuova dimensione ispiratrice umana e artistica.

Così è stato, ma questo Don Chisciotte bizzarro, pazzo cavaliere animato dall’idea di combattere per una giusta causa, lo ha felicemente riportato a far danzare quei valori umani e artistici rappresentati da un protagonista che grottescamente contrasta i privilegi, spesso sordi e ben ovattati, imperscrutabili.

Io, Don Chisciotte rappresenta la rivincita del senso “individuale” contro il dominio dell’astratta “universalità” delle leggi umane: una lotta contro i mulini a vento che diventa metafora della ricerca di un’identità, di quella persa dell’uomo fuori dal tempo, guerriero che combatte una guerra già finita e che si è smarrito nella pazzia dell’hidalgo o nell’ignoranza di Sancho Panza.

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